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NSC22 Marzo 2018
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mento deiprofessionisti verso la cura pazienti morenti.Atteggiamenti po-
sitivi nei dipartimenti di emergenza
e la morte dei malati terminali (Ma- sono emersi dallo studio condotto
su un campione di 1879 infermieri
stroianni, 2015; Wolf, membri del Emergency Nurses As-
sociation (ENA) negli Stati Uniti1.
2015;Braun,2010) . Questi risultati L’alto livello (media 131±10) degli
atteggiamenti verso le cure del fine
però vanno interpretati con cautela, vita riportati in questo studio, mo-
strano un livello di consapevolezza
non essendoci un chiaro cut-off di e abilità degli infermieri dettato sia
dalla formazione che dall’espe-
valutazione delle risposte positive o rienza in questi ambiti.
negative ma una valutazione delle Gli infermieri dell’emergenza
sono consapevoli, infatti, che le
medie in base ai punteggi ottenuti. proprie opinioni culturali e le credenze sociali possono influire nel
fine vita.
L’analisi, pertanto dei risultati otte- Ma emerge anche altro, la mancanza di tempo, spazio e risorse in-
cide anche sull’assistenza ai pazienti morenti e supporto ai fami-
nuti, va effettuata con la letteratura liari. Tali aspetti rappresentano una sfida per il care in tali ambiti per
il carico emotivo e mancate risorse adeguate. Lo studio è stato con-
di riferimento. dotto utilizzando il metodo misto, attraverso le interviste sono
emerse le difficoltà degli infermieri che non erano relative alle abi-
Sebbene la media delle risposte lità, consapevolezza o atteggiamenti ma piuttosto all’idea che il PS
sia il “luogo meno adatto per morire” per il caos, il rumore e per
sia alta, la comparazione con studi l’imprevedibilità delle attività nell’emergenza.
Il livello degli atteggiamenti del nostro campione, comparato con
analoghi mostrano risultati più bassi lo studio di Wolf, è moderatamente inferiore e riportano atteggia-
menti meno positivi.
rispetto allo studio svedese su un campione di 100 studenti (media In particolare le dimensioni della cura della famiglia e famiglia
come cura, riflettono la mancata consapevolezza del supporto ai fa-
tra i 125-126) e gli infermieri (media 129-130) che lavorano nelle miliari e nell’elaborazione del lutto. Paura, angoscia, e l'ansia sono
descritte come le barriere più frequenti agli atteggiamenti appro-
unità oncologiche, cure palliative o reparti chirurgici (Henoch,2014). priati verso la morte e il morire.
La paura che gli studenti spesso affrontano quando si prende cura
Risultati leggermente più bassi sempre in un altro studio svedese, su di un paziente terminale, possono essere collegati alla paura di per-
dere il sé, la paura dell'ignoto e paura del dolore e della sofferenza
un campione di studenti afferenti ai tre anni del corso di studio, mo- (Braun et al., 2010).
La scelta del campione degli studenti del 3° anno ha confermato
strano comunque livelli più alti di atteggiamenti positivi rispetto ai tale grado di formazione, gli studenti hanno atteggiamenti positivi
in questa dimensione, probabilmente perché hanno già affrontato la
nostri risultati10. morte durante le ore di tirocinio e completato il percorso formativo.
L’età giovane e la mancata esperienza degli studenti verso la morte,
L’indagine condotta da Hagelin conferma l’ipotesi dello studio infatti influenzano gli atteggiamenti16 come riportato nello studio
di Hugelin negli studenti infermieri del primo anno del corso di lau-
secondo il quale i livelli di atteggiamenti positivi più alti si sono ri- rea rispetto agli altri.
La Scala FATCOD è un valido strumento per poter meglio com-
levati negli studenti del terzo anno rispetto a quelli del primo poiché prendere gli atteggiamenti degli infermieri e studenti infermieri ma
il percorso di studio e l’esperienza di tirocinio verso i pazienti mo- è necessario correlare tali dati con altre variabili, come le condizioni
renti, aumentano la consapevolezza del caring e riducono la paura socio-demografiche e le convinzioni religiose che possano influen-
di affrontare il fine vita e sostenere i familiari nella perdita del pro- zare gli atteggiamenti verso la morte.
prio caro. Altro limite è rappresentato dalla ridotta dimensione del campione
e dal mancato confronto con le due Strutture ospedaliere prese in
Altro studio effettuato solo sulla popolazione di studenti infer- esame, troppo diverse per essere correlate tra loro.
mieri al quarto anno in Palestina14, (si assume che sia comparabile
al nostro terzo anno), e quello effettuato in Turchia15, mostrano in-
vece dei risultati più bassi, (media 96.96 Abu-El-Noor; media 95.22
Arslan) rispetto al nostro campione (Tabella 4).
Gli autori di questi studi suggeriscono che tale similitudine di ri-
sultati sia dovuta alla condivisione dei paesi arabi di alcuni valori re-
ligiosi e culturali che possono influenzare gli atteggiamenti verso i